A cura di Franco Andrighetti, AD di EFA Automazione
Sentiamo spesso parlare di IoT (Internet of Things) e di IIoT (Industrial Internet of Things). I due termini vengono talvolta usati come sinonimi. Ma è davvero così? Vediamolo insieme.
IoT (Internet of Things)
Si tratta di un neologismo riferito alla capacità di estendere la connettività Internet a tutti i dispositivi e agli oggetti raggiungibili grazie alle nuove frontiere della comunicazione. L’applicazione di questa tecnologia è ormai pratica corrente e buona parte dei servizi erogati digitalmente ne sfruttano le potenzialità. I nostri comportamenti quotidiani, più o meno consapevolmente, ruotano attorno all’uso dei dispositivi mobili che ci permettono di accedere ai servizi più disparati, siano essi afferenti alla nostra sfera privata che a quella lavorativa. Un aspetto caratterizzante dell’IoT è senza dubbio la semplicità di accesso ai dati da ogni singolo dispositivo, grazie a una connettività avanzata e diretta e ad applicazioni che trasmettono moltissimi dati.
Qui di seguito alcuni esempi d’uso della tecnologia IoT. Il car, bike, scooter sharing ne sono la più chiara testimonianza, l’utente , grazie all’utilizzo del proprio dispositivo mobile, è in grado di conoscere la disponibilità e la geolocalizzazione di ogni singolo mezzo grazie all’utilizzo di semplici App. Oppure, servizi di rilevazione dati ambientali come, ad esempio, la qualità delle acque di un fiume. In questo caso è sufficiente installare in loco un dispositivo dotato di sensori in grado di rilevare la concentrazione di elementi inquinanti e di trasmettere tali dati a una piattaforma Cloud dove verranno monitorati, storicizzati, e messi a disposizione degli algoritmi di analisi e controllo. In sintesi, la realizzazione di un sistema IoT è relativamente semplice in quanto caratterizzato da tanti singoli dispositivi indipendenti i quali interagiscono con la piattaforma cloud e l’applicazione che si occupa della gestione del servizio mediante lo scambio di pochi dati, singoli, univoci e predefiniti.
Industrial IoT (Internet Of Things)
Rappresenta la declinazione dell’IoT in un ambito industriale. Qui ci troviamo in un contesto che è sempre caratterizzato dalla presenza di molti dispositivi preposti alla raccolta dei dati e al controllo delle macchine e degli impianti, tipicamente PLC, RTU, DCS e affini. Tali dispositivi interagiscono tra loro mediante connessioni elettriche e protocolli di comunicazione che, avvicendandosi nel tempo, hanno dato vita a delle vere e proprie mangrovie architetturali che ne rendono impossibile un accesso trasparente, a differenza di ciò che invece avviene nel caso dell’IoT dove troviamo architetture più semplici e lineari.
Tuttavia, nell’arco degli ultimi anni, le architetture preposte alla veicolazione dei dati sono via via confluite in standard (OPC-UA/MQTT), agevolando l’accesso alle grandi piattaforme preposte all’analisi dei dati e alla loro elaborazione matematica e, quindi, alla realizzazione di funzioni avanzate quali: Intelligenza Artificiale, Machine Learning, Digital Twin, etc. Possiamo quindi riassumere che la principale differenza tra un sistema IoT ed un Industrial IoT consiste nella natura e complessità dei dati che li alimentano: nel primo caso i dati nascono spontanei, predefiniti ed univoci, mentre nel secondo vengono generati da dispositivi preesistenti ed eterogenei (Sensori Digitali, Analogici, Timer, Counter, Registri, testi, files, etc…) e che, per diventare informazioni fruibili, devono essere interpretati, filtrati, normalizzati e predisposti prima della loro pubblicazione verso le piattaforme superiori. In sintesi, classificare ed implementare l’IoT e l’Industrial IoT nello stesso modo è l’errore fatale a cui, nella maggior parte dei casi, sono imputabili i fallimenti dei vari POC (Proof of concept) ai quali abbiamo assistito negli ultimi anni.
La soluzione
Molto spesso, alla base di questi fallimenti, c’è la mancanza di comunicazione che tuttora sussiste tra due mondi, IT/OT, che sono per loro natura, in una fase di inevitabile confluenza. Gli esperti del mondo IT che approcciano il mondo OT, per loro diversa cultura e approccio al dato, tendono a sottovalutare la grande quantità di dispositivi eterogenei presenti sul campo preposti al controllo delle macchine e degli impianti, nella convinzione di poterli bypassare e di poter raccogliere i dati direttamente dai sensori di campo per elaborarli ed alimentare le piattaforme preposte all’analisi. Questo tipo di approccio porta alla realizzazione di sistemi autoreferenti, isolati dalle macchine e dai processi che, di fatto, risultano essere totalmente inefficienti, costosi e non funzionali in un’ottica di Data-Driven Automation. Il mondo OT che da sempre si è dovuto confrontare con una mole enorme di dati generati da dispositivi eterogenei e ha dovuto fare i conti con protocolli diversi, ha maturato e dispone oggi di tutte le competenze necessarie per poter interagire e collaborare con la componente IT.
L’OT è infatti in grado di offrire dati di qualunque natura, provenienti da qualunque e dispositivo, filtrati, modellati e contestualizzati, in poche parole, pronti per essere importati in pochi minuti all’interno delle piattaforme Cloud per dar vita a tutti quei vantaggi derivanti dall’adozione di una digitalizzazione “compiuta”. Così la trasformazione digitale si trasforma in un “plus” in grado di generare un rapido ritorno degli investimenti e di raggiungere quei modelli di innovazione assolutamente necessari per restare competitivi a livello globale.
E’ tra coloro che da anni operano nell’OT e che hanno maturato un’impareggiabile expertise nel processo di automazione di macchine e processi industriali che vanno individuati gli Innovatori tecnologici in grado di fornire le risposte più certe. Chi si è confrontato giorno dopo giorno con un panorama estremamente complesso e variegato, oggi ha tutti i numeri e gli strumenti necessari per aiutare le aziende, spesso frastornate da messaggi fuorvianti e da una folta schiera di “new beginners”, ad accedere alle migliori tecnologie e a trarre il massimo vantaggio da questa profonda trasformazione. Il tutto partendo dall’esistente e dal quotidiano, senza stravolgimento alcuno degli asset in campo e con l’obiettivo di creare un ponte che permetta di superare il gap culturale e conoscitivo che ancora divide OT/IT e di raggiungere la maturità digitale.